Nico Stringa
Secondo una versione apocrifa del libro della Genesi, Jahvè, dopo aver cacciato Adamo ed Eva dall’Eden, si ritrovò in una tale solitudine che si pentì di quello che aveva fatto e provò inutilmente a convincere i progenitori a tornare nel Paradiso (nel Giardino) dove erano stati collocati e dove per un breve tempo (alcune ore) avevano sperimentato la felicità…
Clio Pizzingrilli
Nel romanzo Il fauno di marmo, accade che Miriam, durante il suo soggiorno di studio a Roma, venga sopraffatta da un follower, qualcuno che la segue, che l’opprime, da cui la donna è però affascinata – si tratta di uno spettro, di un’ombra, nella quale la pittrice si imbatte nel corso di una visita a una catacomba…
Victoria Cirlot
Se oye un grito. Y no hay nadie. El paisaje está solo, solo con sus piedras, con las hojas caídas de los árboles, con las ramas de los árboles y las flores. La luz del crepúsculo todavía permite distinguir las formas de las rocas de la tierra y de las hojas caídas en la tierra. Es un día de otoño y todo es muy amarillo, un amarillo oscuro a la luz del crepúsculo. Y todo está muy quieto y parece muerto…
Paolo Nifosì
E’ il rosso, il colore rosso, l’imprinting che mi ritorna riguardo alla selezione delle opere che Monica Ferrando esporrà a Scicli, nelle due sale del Movimento culturale Vitaliano Brancati. Il rosso un colore difficile nella lunga durata, eppur resistente negli affreschi della Villa dei Misteri pompeiani a tal punto da diventare emblematico come colore, il rosso che dall’Espressionismo a buona parte del Novecento è stato sempre più usato come colore locale…
Giorgio Agamben
Il gesto archeologico di Monica Ferrando è simmetricamente opposto a quello della grande avanguardia del Novecento: se questa aveva proceduto attraverso una meditata, quasi filologica rottura con la tradizione…
Ruggero Savinio
Di Monica ho sentito parlare la prima volta dal filosofo Gianni Carchia. Di Gianni Monica si apprestava a diventare la sposa, e lo fu fino all’ultimo, quando Gianni Carchia, dopo una lunga malattia, ci ha lasciato. Il mio amico mi mostrava le pitture di Monica. Erano, se ricordo bene, pitture su carta, acquarelli, nate sotto il segno, mi parve, di Klee, intime e segrete.
Grazia Badino
La formazione di Monica Ferrando si è svolta a Torino, dove ha frequentato contemporaneamente la scuola libera del nudo e l’università, laureandosi con Gianni Vattimo con la tesi:”La grazia come categoria estetica”, un tema che rimane ancor oggi fondamentale nella sua arte e riflessione.
Gabriella Pace
Il titolo della mostra è Lo sguardo e la visione. Nel percorso espositivo si vuole dare testimonianza di linguaggi ed esperienze diverse, accomunate da una percezione condivisa di armonia, misura ed equilibrio. Declinazioni di una ricerca di un punto di intersezione tra il visibile e l’invisibile.
Gabriella Pace
Il mito di Zeusi che dipinge dell’uva così verosimile da attirare la voracità degli uccelli non indica solo una modalità di rappresentazione più realistica rispetto ad altre. Si potrebbe pensare oltre, ad una pittura innamorata del reale, una pittura capace di produrre in chi la osserva un’illusione consapevole.
Giorgio Agamben
Chi osserva i dipinti di Von Marées nella Neue Pinakotheck di Monaco è subito colpito dal curioso rapporto che li lega con la pittura antica (in particolare pompeiana) e il mito. Questo rapporto non è in alcun modo soltanto iconografico.
Andrea Sisti
Sono percettibili molti segni, molte suggestioni del miglior Balthus negli straordinari pastelli e nei corposi quadri a olio di Monica Ferrando, esposti a Firenze, presso Falteri, dal 16 febbraio al 23 marzo 2002. C’è, forse, come nota Marco Vallora nell’originale catalogo, l’ombra delle figure di Puvis de Chavannes, ma l’opera della Ferrando porta con sé – soprattutto – l’aura tutta balthusiana di un’arte che riesce a svincolarsi dal tempo e dallo spazio, che individua – in un Vuoto plastico – il luogo privilegiato del Rappresentare, che usa con maestria una luce carezzevolmente epifanica (meravigliosi e rivelatori, a tale proposito, gli interni su carta nepalese), che rende l’occhio sensibile alla percezione (tutta orientale) del silenzio e della lentezza.
Enrico Guidoni
Alle classiche visioni dei paesaggi e – si direbbe- legittimati da solide presenze mitologiche si è aggiunto, nell’ultima produzione di Monica Ferrando, una componente di più ravvicinato contatto con la realtà, un arricchimento tematico coerente con un’esperienza linguistica matura e riconoscibile.
Marco Vallora
MF Precisamente, forse quel che importa davvero non è che trovare, come dice Gianni Carchia nel suo ultimo scritto, “un legame intimo con l’essere, come ritmo latente delle cose del mondo” e in fondo la Tradizione, nelle sue varie forme, e quindi anche in quella della pittura, non ci insegna che questo.
Cinzia Virnio
Artista, filosofa e saggista, Monica Ferrando nasce nel 1958 a Novi Ligure (Alessandria). Frequenta il liceo classico, al termine del quale si iscrive, a Torino, alla facoltà di Filosofia. Contemporaneamente frequenta la Scuola libera del nudo presso l’Accademia Albertina. Nel triennio 1975-78 disegna per la rivista “The Bight”.
Francesco Donfrancesco
Nei Musei Vaticani ho visto una statua attribuita a Prassitele, un Apollo chiamato sauròktonos. E’ un Efebo in posizione eretta, che in origine impugnava un dardo: guidato dallo sguardo, il dardo era puntato verso il tronco di un albero, su cui si vede ancora, immobile, una lucertola. Il dio solare, però, non vuole ucciderla, come lascia credere l’attributo aggiunto al suo nome…
Remigio Feltrin
(English) L’intensità è la condizione con la quale Monica Ferrando scova, tra gli innocenti oggetti della natura, un cosmo perso, ordinato, vicino.
Leane Schäfer
Die italienische Künstlerin Monica Ferrando ist nach der Amerikanerin Mariella Bisson bereits der zweite Gast im “Offenen Atelier”, der sich dem Abenteuer eines Arbeitsaufenthaltes im Ruhrgebiet aussetzt.
Francesco Bartoli
Paesaggio e figura sono a prima vista i termini esclusivi entro i quali Monica Ferrando tesse l’ordito dei segni. Ma quali segni? In realtà il colore pulsa e respira autonomamente, ha una propria vita ancor prima di calarsi nelle determinazioni delle forme.
Mario Luzi
“La ritrosia che ha la materia della visione o del sogno ad affiorare; e il fervore e il prendere consistenza pittorica di quell’indugio…
Ruggero Savinio: Kore
La fanciulla che avanza a braccia aperte, sollevando i lembi della veste rossa, sul verde del paesaggio; o procede portando avanti a se’ un fardello di erbe; o distende le braccia sulla testa ad accennare un cerchio; o seduta per terra posa il braccio sul ginocchio di una gamba ripiegata…