Sono percettibili molti segni, molte suggestioni del miglior Balthus negli straordinari pastelli e nei corposi quadri a olio di Monica Ferrando, esposti a Firenze, presso Falteri, dal 16 febbraio al 23 marzo 2002. C’è, forse, come nota Marco Vallora nell’originale catalogo, l’ombra delle figure di Puvis de Chavannes, ma l’opera della Ferrando porta con sé – soprattutto – l’aura tutta balthusiana di un’arte che riesce a svincolarsi dal tempo e dallo spazio, che individua – in un Vuoto plastico – il luogo privilegiato del Rappresentare, che usa con maestria una luce carezzevolmente epifanica (meravigliosi e rivelatori, a tale proposito, gli interni su carta nepalese), che rende l’occhio sensibile alla percezione (tutta orientale) del silenzio e della lentezza.